Mucche "a terra": colpa degli allevatori cattivi?

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21/01/2007

In questi giorni si e' molto parlato in giornali e telegiornali dellaterribile situazione delle mucche "a terra", animali cosi' sfruttati edebilitati che non sono piu' in grado di tenersi in piedi e vengonotrascinati e caricati a forza nei camion verso il macello.

Ma quel che non e' stato detto, mai, in questi servizi, ne' nelle dichiarazioni di chi ha denunciato l'orribile situazione, e' di chi e' la colpa e che cosa puo' fare ciascuno di noi per evitarlo. Forse perche' e' troppo "scomodo" dirlo ed e' piu' semplice dare la colpa agli "allevatori cattivi", nella speranza che vengano controllati e puniti, e tutti possiamo continuare la vita di prima con la coscienza a posto?

Peccato, non e' cosi' semplice! E se stringe il cuore vedere quelle povere mucche stremate da anni di sfruttamento per la produzione di latte, col cuore spezzato, di anno in anno, per il vitellino che viene loro strappato a pochi giorni dalla nascita (uno ogni anno, appunto), vederle cercare di camminare, non farcela, cadere, venir trascinate malamente nei camion, giacere in mezzo al fango incapaci di alzarsi... se stringe il cuore, vedere tutto questo, e' bene sapere che la soluzione NON e' quella di ammazzare le mucche sul posto, anziche' trasportarle, cosi' come richiederebbe la legge!

Ammazzare le mucche sul posto non cambia di una virgola la loro vita precedente, piena di sofferenza e sfruttamento, non cambia il fatto che dopo 6-7 anni di vita vengono ammazzate per farne hamburger (in natura vivrebbero da 20 a 40 anni), non rende giusto quel che viene fatto loro, non restituisce loro i figli che sono state costrette a partorire e che sono stati portati via a pochi giorni di vita per finire imprigionati in un allevamento intensivo e macellati a 6 mesi per diventare "carne bianca".

E quindi, non sono colpevoli solo gli allevatori, che sono esecutori e basta, ma sono piu' colpevoli i mandanti, cioe' chi, comprando i prodotti di questo sfruttamento e questa morte, implicitamente da' l'assenso a questo comportamento. O credete che sia possibile continuare a consumare carne, latte, formaggio ai livelli attuali, e a basso costo, senza che questo genere di allevamento diventi obbligatorio (sia per le quantita' prodotte che per il basso prezzo di vendita)? Se lo credete: sveglia, siamo nel mondo reale! Nel mondo reale questo e' possibile facendo fare alle mucche questa "vita":

Filmato sul sito del Corriere della Sera
Filmato sul sito del TGCom

E allora, se, nel mondo reale, volete, anziche' contribuire a questo massacro e dar soldi a chi lo compie, cercare di diminuirne la portata, c'e' una cosa, una cosa sola da fare. Non controlli della polizia, non leggi dello Stato, che non cambiano nulla, perche' tutto continuera' come ora finche' i livelli di consumo saranno questi. Una cosa sola, che potete fare voi, senza che nessuno debba dare il benestare dall'alto: diminuire i consumi di tutti i prodotti animali. Tutti.

Diminuire quanto? Piu' che potete. Piu' queste immagini vi fanno male, piu' vi fanno crescere dentro lo sdegno per una sofferenza e una morte gratuite, non necessarie, piu' sentite, in voi, l'empatia verso questi animali che non hanno mai fatto male a nessuno, e che sono in grado di soffrire come ciascuno di noi, come il nostro cane, come il nostro gatto.... piu' sentite questo, piu' facile vi sara' evitare di comprare e consumare prodotti che hanno causato la loro sofferenza e la loro morte. Quando avrete diminuito questo consumo del 100% sarete vegan. Ma anche prima, prima di arrivare al 100%, avrete fatto qualcosa per questi animali, ne avrete salvati, diminuendo i consumi.

Consigli pratici per iniziare a fare questa scelta: https://www.vegfacile.info.

Chi questa scelta l'ha gia' fatta, per favore, scriva alla redazione dei TG o dei giornali che hanno riportato questa notizia, testimoniando che l'unica possibile soluzione e' quella di diminuire i consumi. Perche' la denuncia di questo stato di cose ha senso solo se serve a far capire alle persone cosa possono fare per evitarlo, altrimenti e' solo un'occasione sprecata! Fatevi sentire, per favore, e' importante!

Potete scrivere a:
lettere@corriere.it, redazione@tgcom.it, direttoretg2@gmail.com, direttoretg3@rai.it
oppure, col ";" come separatore:
lettere@corriere.it; redazione@tgcom.it; direttoretg2@gmail.com; direttoretg3@rai.it

Grazie!

Questo destino non capita solo alle mucche, ma a tutti gli animali, specie i bovini, che essendo piu' grossi e pesanti risentono di piu', al momento del trasporto, dell'incapacita' di muoversi. Esiste un nome, per tutti questi animali, si chiamano "downers" (in italiano si traduce con "a terra"), e il loro destino e' uguale in tutto il mondo.

Qui sotto riportiamo un racconto, che abbiamo tradotto diversi giorni fa da un sito americano, e oggi e' il momento giusto per pubblicarlo, dato l'argomento. La vicenda si svolge negli USA, ma potrebbe benissimo svolgersi qui, come avete visto dai filmati: ogni posto del mondo e' uguale, per gli animali allevati per essere uccisi.

Racconto: Una mucca "a terra": questa storia vi cambierà la vita

Il camion che trasportava questa mucca fu scaricato al Walton Stockyards nel Kentucky una mattina di un giorno di settembre. Dopo che gli altri animali furono fatti scendere dal camion, lei era rimasta indietro, incapace di muoversi. I lavoratori del mattatoio le applicarono come d'abitudine il pungolo elettrico sulle orecchie per spronarla ad uscire dal camion, poi la picchiarono e le tirarono calci sul muso, nelle costole, sulla schiena, ma lei non si mosse.

Allora le strinsero una corda attorno al suo collo, legarono l'altro capo ad un bastone piantato nel terreno, e fecero avanzare il camion. La mucca fu trascinata sul pavimento del camion e cadde a terra, rompendosi entrambe le zampe posteriori ed il bacino. Rimase lì fino alle sette e mezza del pomeriggio.

Per le prime tre ore, rimase lì, urlando sotto il sole cocente. Ogni tanto, dopo aver urinato o defecato, si trascinava con le zampe anteriori sul sentiero di ghiaia per spostarsi in un posto pulito. Provò anche a spostarsi verso una zona ombreggiata, ma non riuscì ad arrivare così lontano. Dopotutto, poteva muoversi solo per una decina di metri.

Gli operai del mattatoio non le diedero bere, e l'unica acqua che la mucca ricevette le fu data da Jessie Pierce, un'attivista locale. Era arrivata verso mezzogiorno, dopo essere stata avvisata da una testimone che aveva assistito all'accaduto. Dato che i lavoratori non si dimostrarono disposti a collaborare con lei, chiamò la polizia della contea di Kenton. Il poliziotto che arrivò era stato avvisato dai suoi superiori di non fare nulla; se ne andò verso l'una del pomeriggio.

Un operaio del mattatoio avvisò l'attivista che aveva ricevuto dalla compagnia di assicurazioni l'autorizzazione per abbattere la mucca, ma che non l'avrebbe fatto finché lei non se ne fosse andata. Jessie era dubbiosa sul fatto che l'operaio avrebbe mantenuto la parola, ma se ne andò verso le 15.

Quando tornò, verso le 16:30, trovò il mattatoio deserto. Tre cani stavano attaccando la mucca, che era ancora viva. Aveva subito numerose ferite, e l'acqua da bere le era stata portata via. Jessie contattò allora la polizia di stato. Quattro ufficiali arrivarono alle 17:30. L'agente Jan Wuchner avrebbe voluto sparare alla mucca, ma gli fu detto che sarebbe arrivato un veterinario ad ucciderla. I due veterinari dello stabilimento si rifiutarono di praticarle l'eutanasia; dissero che per preservare il valore della carne, la mucca non avrebbe dovuto essere uccisa.

Un macellaio finalmente arrivò alle 19:30 e sparò alla mucca. Il suo corpo fu venduto per 307 dollari.

Quando un operaio del macello fu intervistato da un reporter del Kentucky Post, disse: "Non le abbiamo fatto nulla, dannazione!", e definì le attenzioni rivolte alla mucca dagli altri operai e dalla polizia come "stronzate". Rise durante tutta l'intervista, dicendo che non c'era nulla di male nel modo in cui la mucca era stata trattata. Ogni anno, milioni di polli, tacchini, maiali e mucche arrivano nello stabilimento o già morti oppure troppo malati o feriti per camminare.

Questo non è un caso isolato. È molto comune che arrivino animali in questo stato, tanto che è esiste un termine ben preciso per definirli, "downer", cioè animali feriti, che non sono in grado di alzarsi e camminare (NdT in italiano si possono definire animali "a terra").

Secondo le statistiche rese disponibili dalla stessa industria della carne, ogni anno milioni di polli, tacchini, maiali e mucche arrivano nei macelli o morti o troppo malati o troppo feriti per camminare. Gli animali spesso si azzoppano o si ammalano dopo una vita di sfruttamento negli allevamenti intensivi, e dopo un viaggio in condizioni disumane verso il mattatoio, viaggio che spesso avviene in qualsiasi condizione climatica e senza cibo né acqua.

Gli allevamenti non forniscono cure mediche individuali o eutanasia agli animali malati: è molto più economico lasciar soffrire, ed infine morire, gli animali.

La sofferenza causata dai metodi di allevamento, che hanno lo scopo di contenere i costi della carne, delle uova e dei latticini, è enorme. L'industria delle uova, per esempio, confina tra cinque ed undici galline in piccole gabbie in batteria, senza curarsi del fatto che le condizioni di affollamento causano malattie e morte a molti dei volatili. L'esperto di industria aviaria Bernard Rolling riassume il semplice e freddo ragionamento degli operatori di queste industrie con la frase "i polli sono economici, le gabbie costose".

Fonte:
GoVeg.com, "Downed Cow: This Story Will Change Your Life"
http://www.goveg.com/downedcow.asp

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