Come vive una pelliccia

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21/10/2010

Una nuova indagine dell'associazione spagnola Uguaglianza Animale.

Riteniamo doveroso pubblicare questo agghiacciante documentario, frutto di un'indagine sotto coperture di Igualdad Animal, sugli allevamenti di visoni in Spagna.

Non ci rivolgiamo ai cosiddetti stilisti che ancora si ostinano a "creare" capi in pelliccia, ne' agli alti prelati o monsignori che siano che trovano normale usare gli animali per l'abbigliamento come per l'alimentazione (uno di questi aveva rilasciato una dichiarazione di questo tenore in occasione di una protesta contro la stola di ermellino del papa). Non ci rivolgiamo alle "signore" e ai "signori" che ostentano questi poveri resti di cadaveri pagati a caro prezzo... (e che immancabilmente invitano gli animalisti a "pensare ai bambini"). Non ci rivolgiamo ad allevatori, scuoiatori, costruttori e venditori di attrezzature per questo vergognoso commercio.

A questi, a tutti questi, solo il nostro disprezzo e il nostro ribrezzo.

Ci rivolgiamo alle persone normali, a quelli che non pensano, quando comprano, magari a poco prezzo, magari in un mercato o in un grande magazzino, un giubbotto con gli inserti di pelliccia.

I giubbotti, gli stivali, tutti i capi di abbigliamento con l'orlo di pelo SONO PELLICCE. Sono l'invenzione odiosa dei pellicciai per spacciare il loro prodotto sotto mentite spoglie, perche' sembri "meno pelliccia", perche' non susciti lo sdegno che le pellicce ormai suscitano.

Guardate come vive una pelliccia, guardate quei disgraziati animali come si attaccano e si feriscono tra loro, impazziti. Animali selvatici, che dovrebbero vivere liberi nei boschi e invece rinchiusi in poche decine di centimetri quadri. Guardateli mentre girano, si arrampicano ossessivi in quelle luride gabbie di filo metallico da cui non potranno mai uscire.

Guardate:

Investigación de Igualdad Animal en las granjas de visones de España from Igualdad Animal on Vimeo.

Quando, a seguito di qualche azione, vengono liberati, ci sono sempre dei benpensanti che non mancano di ricordare che quegli animali in natura moriranno. E nelle gabbie dei pellicciai cosa gli aspetta? Sei, sette mesi di inferno, la pazzia, le ferite infette, poi la camera a gas o morire fulminati dalla corrente elettrica. Meglio, molto meglio finire investiti da un'auto... ma liberi. E almeno cosi' l'allevatore non guadagna sui loro cadaveri.

Questa non e' la Cina, questa e' la "civile" Europa. Troppo facile prendersela con i cattivi che in qualche filmato abbiamo visto scuoiare vivi gli animali. Come a dire "eh, no, da noi non succede...". Come no. E' la stessa cosa. E' una vita e una morte orrenda comunque. Non c'e' "animal welfare" che tenga, non c'e' una pelliccia che in qualche modo si possa accettare.

Chi compra un giubbotto spesso non fa caso a quel colletto, a quel risvolto, a quei polsini. E' quasi piu' difficile trovarne uno senza che uno col pelo. Viene da dire: "massi', cosa vuoi che sia, non mi sto mica comprando una pelliccia!". E invece si', state proprio comprando una pelliccia, state per mettervi al collo quegli animali impazziti dal dolore. Guardate quegli occhi terrorizzati, guardate quel brandello di pelo e pensate all'inferno che ha vissuto per diventare lo stupido ornamento di un giubbotto. Fermatevi! Lasciatelo schifati sul banco, rivolgetevi altrove, dite al negoziante che mai indosserete i resti di un animale!

Se avete una pelliccia seppellitela, non datela "ai poveri", come qualcuno ha avuto la pessima idea di suggerire. Date una degna sepoltura a quei poveri resti, date un barlume di dignita' ai milioni di animali che ogni anno vengono fatti vivere e morire barbaramente in nome del sentimento piu' stupido: la vanita' umana.

Articolo di Valter Fiore, Associazione La Cincia onlus

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