Aziende faunistico-venatorie perdono soldi

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03/10/2006

Le aziende "faunistico-venatorie", bei posticini in cui i cacciatorisi possono divertire a sparare, spesso ad animali allevati apposta,si lamentano perche' gravemente danneggiate dalla recente sentenza del TAR che ha sospeso la caccia agli ungulati in tutto il Piemonte. Che dire? Evviva!

E' del 29 settembre inoltre la notizia che il ricorso presentato al Consiglio di Stato dagli Ambiti Territoriali Caccia, dai Comprensori Alpini e dalle Aziende private di caccia contro l'ordinanza del TAR e' stato respinto, vale a dire: la caccia agli ungulati continua a essere sospesa, fino al 4 ottobre, giorno in cui il TAR dovra' esaminare la documentazione aggiuntiva che la Regione Piemonte e' obbligata a presentare. E poi si vedra'. E quindi nel frattempo i gestori delle aziende venatorie continuano a perdere soldi. Poverini.

Per intanto, dato che i cacciatori e i loro compari delle aziende venatorie fanno le vittime, scriviamo qualche lettera ai giornali che danno loro spago, spiegando chi sono le vere vittime: gli animali uccisi per divertimento, ma anche, per chi si preoccupa solo degli umani, le tantissime persone che corrono seri pericoli ogni giorno di essere impallinate dai cacciatori, di morti e feriti ce ne sono gia' stati tanti, 9 morti e 24 feriti (una stima per difetto), in 2 settimane di caccia, e non sono certo tutti cacciatori.

Qui sotto un articolo de La Stampa, ma anche altri giornali hanno scritto articoli dello stesso tenore.
Scrivete per favore quel che ne pensate a:

direttore@ilpiccolo.net, alessandria@lastampa.it, lettere@lastampa.it
oppure
direttore@ilpiccolo.net; alessandria@lastampa.it; lettere@lastampa.it

Grazie a tutti!


LA STAMPA (ALESSANDRIA)
29 settembre 2006
Aria di crisi per l'effetto "Bambi"

Ancora una volta ambientalisti e agricoltori vengono di fronte, loro malgrado. E ancora una volta oggetto della discordia sono sempre gli animali. La notizia: martedì prossimo l'Eps (Ente produttori selvaggina) convoca i propri associati nella sede del Consiglio regionale del Piemonte, per illustrare alla Presidente Mercedes Bresso e all'assessore Taricco le ragioni del malessere.

Le 136 aziende (69 faunistico-venatorio e 67 agri-turistico-venatorio) sono entrate in crisi a seguito dell'ordinanza del Tar Piemonte che, accogliendo il ricorso di alcune associazioni ambientaliste, ha sospeso i piani selettivi di caccia agli ungulati e l'attività venatoria delle strutture private della caccia.

Pesanti le conseguenze del "blocco" soprattutto per i concessionari delle aziende agri-turistico venatorie inquadrate come imprese agricole, la cui finalità principale è l'integrazione del reddito all'imprenditore. Ne soffre anche l'indotto; mangimisti, posti di lavoro, industrie produttrici di materiale relativo alle varie attività venatorie.

Il Tar ha esteso il provvedimento di sospensione all'abbattimento anche alle specie cosidette di incentivazione (fagiano, lepre, germano), oltre a tutti gli ungulati e non solo ai caprioli, a tutela dei quali era inizialmente diretta l'azione giurisdizionale.

L'onda lunga dell'effetto "Bambi" non si è fatta sentire soltanto sulle coltivazioni danneggiate ma adesso si sta ripercuotendo sulle stesse imprese che riforniscono di selvaggina l'area piemontese. Alcune sarebbero già sull'orlo del fallimento. Come dire: nel cuore della polemica lacerante che durante l'estate ha avuto anche risvolti politici, ora a subire i primi veri effetti sono gli agricoltori. Ecco perché martedì i rappresentanti delle imprese chiederanno di fare chiarezza, per non essere puniti due volte: penalizzati nei redditi e additati come i nemici della natura.

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