Dalle Nazioni Unite: "Non possiamo sfamare il mondo"

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30/07/2007

Il Financial Times riporta che i responsabili del programma delle Nazioni Unite per combattere la denutrizione in Africa e altre regioni del mondo (Programma WFP) hanno dichiarato che non sono piu' in grado di far fronte alla spesa per nutrire le 90mila persone l'anno di cui finora si erano occupati.

Josette Sheeran, direttrice del programma WFP, ha dichiarato al Financial Times che non ci troviamo piu' in un mondo con un surplus di cereali, e che, secondo il Dipartimento per l'Agricoltura statunitense, le riserve globali di grano hanno raggiunto il livello piu' basso da 25 anni a questa parte.

Il problema e' anche il costo di questo cibo di prima necessita': mentre i paesi ricchi potranno sempre e comunque permettersi l'acquisto anche se le scorte sono scarse, per quelli poveri non e' cosi', e un prezzo che e' aumentato del 50% negli ultimi 5 anni e' preoccupante. In alcuni paesi, il costo del mais e' aumentato del 120% negli ultimi sei mesi.

Il Financial Times riporta che sta aumentando la preoccupazione delle istituzioni riguardo all'uso di cereali come biocombustibili, perche' questo puo' causare un aumento dei prezzi, e che il maggior consumo di cereali e' anche dovuto al maggior uso degli stessi per i mangimi animali nei paesi in via di sviluppo.

In realta', affermano gli esperti del NEIC, il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione, e' proprio l'uso dei cereali e leguminose per i mangimi animali anziche' per il diretto consumo umano la causa di questa scarsita' e del conseguente aumento del prezzo. Non ha molto senso preoccuparsi ora dell'impatto dei biocombustibili, quando e' noto gia' da diversi anni l'impatto enorme della produzione di alimenti animali. Per produrre un kg di carne bovina, per esempio, servono mediamente 15 kg di vegetali, il che fa ben capire come gli animali d'allevamento siano "fabbriche di proteine alla rovescia". Fino a che solo pochi paesi ricchi hanno contribuito a questo spreco enorme, la situazione poteva essere a malapena "sostenibile", ma ora che anche i molto piu' numerosi abitanti dei paesi in via di sviluppo vogliono salire qualche gradino della "sacala alimentare" e' ovvio che la sostenibilita' non puo' piu' esistere. E che quella di prima esisteva solo perche' pochi preda! vano le risorse di tutti.

"E' questa tendenza che deve essere strenuamente combattuta, a livello istituzionale e personale: le risorse vanno usate per il diretto consumo umano, non per la dispendiosa e inutile trasformazione da vegetale ad animale. I paesi ricchi devono invertire la tendenza, e aumentare il consumo di vegetali diminuendo quello di cibi animali, e non si deve esportare questo 'errore' nei paesi in via di sviluppo, ma aiutarli a mantenere la loro cultura, basata sul consumo di vegetali, assicurando che questi siano variati e sufficienti in quantita'" dichiarano gli esperti di impatto ambientale del NEIC.

Oltretutto, e' proprio la trasformazione vegetale-animale a causare un enorme spreco di energia: la quantità media di combustibile fossile necessaria a produrre 1 kcal di proteine dalla carne è di 25 kcal, vale a dire 11 volte tanto rispetto a quello necessario per la produzione di grano, che ammonta a 2,2 kcal circa. Il rapporto è di 57:1 per la carne di agnello, 40:1 per quella di manzo, 39:1 per le uova, 14:1 per il latte e la carne di maiale, 10:1 per il tacchino, 4:1 per il pollo. Mantenere dunque questo spreco significa esacerbare il problema dell'approvvigionamento energetico, e quindi, se un problema di biocombustibili esiste, il continuare con l'attuale tendenza all'aumento del consumo di alimenti animali non fara' altro che aumentarlo moltissimo.

Fonte
The Financial Times, UN warns it cannot afford to feed the world, 15 luglio 2007

Comunicazione del NEIC - Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione
www.nutritionecology.org - info@nutritionecology.org

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