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12/09/2007
E' con grande tristezza che gli attivisti della Campagna SPEAK comunicano lamorte di Felix, il macaco prigioniero nei laboratori di vivisezionedell'Università di Oxford. Felix è stato ucciso dalle stesse persone chel'hanno tormentato per quasi un anno.
Qui di seguito, alcuni estratti del comunicato della Campagna SPEAK.
A quanto pare, Felix è nato in gabbia. E' sempre vissuto in una gabbia e alla fine ha sofferto in una gabbia prima di essere ucciso, solo, in una gabbia.
Le informazioni che ora la Campagna SPEAK ha a disposizione dicono che a Felix era stata tagliata la parte superiore della scatola cranica, una procedura nota per essere estremamente dolorosa. Gli erano stati piantati elettrodi nel cervello, ai quali era stato collegato un apparecchio fissato sulla testa di Felix. La sua sofferenza deve essere stata insopportabile, ma lui non aveva nessuno che lo confortasse. Era circondato solo da una gabbia spoglia. Non aveva compagni che potessero abbracciarlo per alleviare la sua pena. E' rimasto solo fino al giorno in cui ai suoi torturatori non serviva più. Quel giorno, l'hanno ucciso.
Ora Felix è morto, ed è importante che non lo dimentichiamo mai. Se volete piangere, fatelo. Non vergognatevi di piangere per la sua tristissima vita. Noi di SPEAK abbiamo tutti versato qualche lacrima per il povero Felix. Abbiamo combattuto per mesi, e non siamo riusciti a salvarlo.
Ma la lotta non è stata vana: continuerà.
Ora sappiamo che Felix è stato solo la prima vittima di un progetto di 5 anni
che è iniziato nel 2006; un progetto che userà e abuserà di due macachi l'anno
e alla fine li ucciderà. Il progetto durerà ancora 4 anni.
Qui il protocollo ufficiale del progetto dell'Università:
http://www.naturewatch.org/campaigns/anex/licenses/narrative_b.pdf
Fin dall'inizio della nostra iniziativa "Lottiamo per Felix" abbiamo spiegato che Felix, oltre a essere un singolo individuo, era anche un simbolo. Un simbolo non solo delle migliaia di animali che muoiono alla Oxford University ogni anno, ma anche delle centinaia di milioni di esseri che vengono sacrificati per questa pratica fraudolenta e antiscientifica in tutto il mondo. Abbiamo ancora tutto questo per cui combattere, e in memoria di Felix dobbiamo, non solo continuare la nostra lotta, ma raddoppiare il nostro impegno, ed è esattamente quel che faremo noi della Campagna SPEAK.
Prima di tutto dobbiamo fermare il progetto che ha ucciso Felix. Ricordate, altri 8 macachi dovranno soffrire le stesse pene di Felix nei prossimi 4 anni se non fermiamo i vivisettori della Oxford University.
Unitevi a noi. La battaglia è ben lungi dall'essere finita. Gli animali hanno bisogno di voi. Facciamo sì che la memoria di Felix viva in tutti noi mentre combattiamo per porre fine al crimine della vivisezione.
La battaglia continua...
Come sapete, il primo settembre c'è stata a Oxford una grande manifestazione della Campagna SPEAK. Riportiamo qui la bella testimonianza di un attivista italiano che ha partecipato, per ricordare, ancora una volta, Felix, e che... la battaglia continua!
Testimonianza di: Michele
Una marcia silenziosa, dopo chilometri di rabbia. E' l'immagine che resta impressa più a lungo al ritorno dalla trasferta ad Oxford per partecipare alla manifestazione organizzata da SPEAK per chiedere che sia salvata da un nero destino Felix, la piccola scimmia rinchiusa proprio lì, nel laboratorio della Oxford University verso il quale il corteo si dirige dopo essersi fatto silenzioso. Abbiamo percorso la città di Oxford ripetendo fino allo sfinimento un unico grido "Free Felix now!", lanciato a squarciagola su una città brulicante di studenti e turisti, divisa a metà fra clacson suonati in segno di approvazione e ragazzotti alle finestre con cartelli di insulti.
Le gole che gridano la libertà di questa vittima innocente della crudeltà umana sono le più disparate: signore e ragazzi, uomini con il bastone per camminare e coppie con il sacco a pelo per la notte. Voci diverse gridano la stessa cosa per le strade dell'anonima Oxford: gridano la libertà che noi abbiamo e lui non ha, gridano il diritto ad una vita all'aria libera, gridano il dolore della sofferenza senza motivo.
Sono i pensieri che scorrono nella testa quando dopo un'ora e mezza di marcia l'intero corteo composto di un migliaio di persone svolta in una via a sinistra e si fa completamente silenzioso. Avanza sicuro, con passo deciso e lento, gli occhi verso quell'edificio attraverso i vetri del quale sembra di poter scorgere il volto impaurito e triste di Felix, il cui nome è stato sadicamente assegnato dal suo carnefice in persona. “Felice”, in latino. Nessuno può vivere felice in una gabbia grande appena come lui.
La polizia ha sbarrato la strada: una fila di transenne leggere ci separa ormai da quaranta poliziotti. Quaranta poliziotti tengono lontani mille persone dalla libertà di un innocente: la tensione è alta, il silenzio si fa pesante, un agente riprende tutto con una telecamera digitale soffermandosi sulle facce dei manifestanti, una ragazza si appunta preventivamente i numeri delle matricole ricamati sui giubbotti degli agenti. Ma la situazione non precipita, e mentre Mel al megafono riassume il nostro dolore è impossibile non rivolgerci ancora a guardare quel freddo edificio carico di sofferenza.
La sera, con i ragazzi di SPEAK al circolo sportivo della città: musica irlandese, cibo vegano, birra ghiacciata, tende e sacchi a pelo. Prima di far partire la musica viene proiettato un video: Felix è lì, accanto al suo carnefice, poi le immagini delle manifestazioni, delle proteste, delle trasmissioni televisive, degli arresti... I brividi sulla pelle, la sensazione tangibile di avere il dovere di portare anche noi il piccolo mattone per costruire un altro mondo. Una frase conclude il filmato: "la lotta continua".
Già, il nostro cugino piccolo, Felix, è ancora chiuso lì dentro; a nessuno è permesso aver pace finché lui, e tutti coloro che come lui sono ancora chiusi in una gabbia senza colpa, non torneranno finalmente a vedere la luce del sole.
Fonte:
http://www.speakcampaigns.org/felix/rip.php
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"Papà, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.