Cuori con la coda: recensione

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30/08/2009

Una recensione del libro "Cuori con la coda", uscito di recente per le Edizioni Cosmopolis.

Recensione di Valter Fiore

La Val Pellice e il Pinerolese fanno da sfondo alle tante storie di animali che riempiono questo libro. Sono storie di cani e gatti, ma anche di un tasso trovato morto tra i fiori appassiti lasciati fuori dal cimitero e quella di una volpe investita e buttata con disprezzo ai bordi della strada da un contadino. C'e' quella buffa se non fosse tragica della gattina che si ostinava a far equilibrismo sulla ringhiera del balcone, che per quattro volte cade di sotto e per tre volte ne esce quasi incolume...

Il libro non indulge molto sul paesaggio: quelle borgate della val Pellice, le strade bianche di quando nevicava ancora e le cascine della pianura le vedi se le conosci, o se ne conosci di simili. Quei volti di contadini e allevatori non sono mai dipinti; ne cogli i tratti, li immagini, come immagini quelle stalle buie e calde da cui emergono gli occhi grandi delle mucche. Vivide e minuziose sono invece le descrizioni degli animali: quell'ascesso sul collo della mucca per un'iniezione fatta male, l'asino che si era squarciato il ventre con un paletto cercando di infilarsi in un orto, la biscia portata in ambulatorio chiusa in un barattolo, il riccio ferito, accolto in casa, curato e infine liberato. L'occhio del veterinario va all'animale, alle sue patologie, alle sue esigenze etologiche.

Il libro si snoda attraverso trent'anni di carriera: dall'esordio come giovane veterinario in un ambiente a tratti anche ostile, al professionista affermato, alla scelta di fare il veterinario pubblico e quindi di operare nel mondo degli allevamenti. Nelle stalle di "una volta" come in ambulatorio era "un" animale che si andava a visitare o che veniva operato, o medicato, e i racconti hanno tutti titoli al singolare: il nome di quell'animale oppure "un gatto", "un riccio", "un astice"... Quando si parla di allevamenti intensivi invece no: sono "le" mucche, "i" suini, "le" ovaiole. Prima era un animale ora sono categorie...

Non senti, come dove si raccontava del parto della vacca, l'odore del letame: negli allevamenti intensivi c'e' solo l'odore acre e irrespirabile dell'ammoniaca che esala dalle feci e dalle urine di centinaia di animali ammassati e rinchiusi in uno spazio concentrazionario. I veterinari negli allevamenti non curano gli animali, curano la produzione. Le furbizie e i sotterfugi dei contadini per eludere i controlli, per somministrare sostanze proibite, le condizioni spesso pietose in cui erano tenuti gli animali si sono fatti sistema negli allevamenti intensivi. Gli animali sono numeri, quintali di carne; i veterinari non curano piu' gli animali ma ottimizzazno la produzione.

Anche il far rispettare le poche norme che esistono negli allevamenti come nei macelli, o controllare l'assenza di residui di farmaci nella carne e' un compito di fatto impossibile e a tanti interessi va bene cosi'. Che si tratti di mucche da latte, galline, conigli, vitelli o maiali le condizioni degli animali in questi allevamenti sono pessime, e non sara' una norma che allarga i box di pochi centimetri a cambiare la situazione. I maiali e i vitelli continueranno a leccare e mordere ossessivi le sbarre di ferro che li costringono, a respirare il fetore delle loro feci in decomposizione per tutto il tempo che li separa dal colpo di pistola che li liberera' dalla sofferenza.

"Cuori con la coda" e' scritto da un veterinario che ha cominciato col curare gli animali, poi ha capito che gli animali non vanno solo amati e curati ma che hanno dei diritti e che vanno difesi.

"E' semplice: basta riconoscere negli altri occhi il nostro stesso sguardo. Quando succede non e' piu' possibile far finta di nulla, voltarsi dall'altra parte di fronte allo sfruttamento, alle sofferenze altrui che diventano le nostre" Il libro comincia con queste parole e cosi' chiude il cerchio': "... possono viziare e coccolare il gatto ma non si coinvolgono se vedono un bovino malamente relegato in uno spazio angusto. Non vedono la sofferenza che non sia quella immediatamente vicina a loro. Soffrono per il dolore dell'animale di casa ma non vedono quello altrui. Mangiano la bistecca senza capire quello che accade negli allevamenti [...] se riusciremo a vedere negli occhi dell'altro la sofferenza non sara' tanto facile ignorarla, e se la comprenderemo, sara' inevitabile cambiare il modo di avvicinarsi agli altri esseri. Questo potra' cambiare la nostra vita, nell'alimentazione, nel vestirsi, nel divertimento..."

"Quando? Nessuno lo puo' sapere" E' vero. Ma ognuno di noi, con le sue scelte e il suo impegno puo' avvicinare quel momento.

C'e' un racconto che parla di un cacciatore che porta il suo cane ferito a morte dopo una battuta al cinghiale. Dopo quell'episodio e le "prediche" del veterinario che gli faceva notare come il cinghiale soffrisse allo stesso modo del suo cane, il cacciatore ammise di non essere piu' andato a caccia. Quella volta, quel momento si e' avvicinato di un secondo.

"Cuori con la coda" di Enrico Moriconi. Ed Cosmopolis, novembre 2008.
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