La missione veterinaria di novembre a Capo Verde

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10/12/2009

Intervista al dott. Stefano Bobbio, che e' stato a Capo Verde per aiutare i randagi accuditi dall'associazione SI MA BO.

Intervista al dott. Stefano Bobbio, che ha prestato servizio volontario presso l'infermeria di SI MA BO nello scorso mese di novembre e ha donato al progetto un'indispensabile sterilizzatrice ad acqua.

Domanda: La situazione che hai trovato ti ha colto alla sprovvista o eri preparato?

Ero preparato. Immaginavo una situazione come quella che ho trovato: animali tenuti in condizioni di semi-randagismo, forte presenza di parassitosi, come d'altra parte è normale in un paese povero. Alcuni casi ricordano le situazioni che incontravo anche in Italia molti anni fa, lavorando in un ambiente rurale.


L'arrivo del dott. Bobbio a Sao Vicente


Lo scatolone dei farmaci donati da A.mici Randagi arriva alla sede di SI MA BO

Le attrezzature e la farmacia che hai trovato erano adeguate alle esigenze?

Con la vecchia sterilizzatrice ad acqua che ho portato, adesso l'attrezzatura per la chirurgia di base è sufficiente, ma va ampliata soprattutto con un'attrezzatura minima per l'ortopedia; per la parte clinica occorrono almeno ancora un microscopio e test diagnostici rapidi per le malattie infettive più diffuse... E poi ci vorrebbe un aspirapolvere..."


La sterilizzatrice ad acqua portata dal dott. Bobbio


Un telino sterile nel suo involucro di alluminio. Dopo l'uso i telini
vengono lavati, impacchettati e sterilizzati nuovamente nella stufa del
Medicentro, una delle due cliniche private di Mindelo.

Qual è l'aspetto più problematico che hai riscontrato durante il lavoro?

La difficoltà di separare gli animali ospiti del rifugio da quelli esterni e dai locali in cui si lavora, dovuta alla presenza di un eccessivo numero di animali per la superficie disponibile.

Come giudichi il modo in cui vengono seguiti gli animali ospiti del rifugio?

Bene! E sicuramente al massimo delle possibilità della struttura e del personale disponibile, che non si risparmia e si dedica con passione e amore agli animali raccolti senza perdere mai la pazienza e il buon umore.


Con Dona Nanda, la responsabile del rifugio.


Cam Cam infermiere tutto fare

Come ti sei trovato a lavorare con il personale locale?

Bene. Anche se le condizioni di lavoro per la maggior parte del tempo sono caotiche e con ritmi sostenuti, l'atmosfera è piacevole e non manca il buon umore. Certo, per chi è abituato a lavorare in sale chirurgiche asettiche con personale specializzato, trovarsi come aiuto un ragazzino di 10 o 15 anni può essere un po' spiazzante... ma noi siamo elastici!

E gli animali? Come sono gli animali capoverdiani? Sono uguali ai nostri in Italia?

Sicuramente meno viziati. Vederli mangiare sul tavolo visite è un'esperienza difficilmente ripetibile in Italia.


Cuccioli al sole nella sala d'aspetto della sede

Qual è la cosa che ti è piaciuta di più di questa esperienza?

Il contatto con la gente. Sentirsi apprezzato per il proprio lavoro in maniera incondizionata. La grande fiducia di queste persone per quello che potevo fare per i loro animali. E poi la sensazione che si prova a lavorare senza considerazione per l'aspetto economico. Quello che puoi fare lo fai. E poi la media delle belle ragazze in ambulatorio a Capo Verde è sicuramente più alta che in Italia!

Hai avuto difficoltà ad abituarti alla cucina e al clima?

Assolutamente no, anzi! La cucina è ottima e abbondante. E il clima, per lo meno in questo periodo, una sorpresa piacevole rispetto al freddo invernale italiano.

Le tue impressioni da turista?

Non ho avuto molto tempo libero, ma sono riuscito a ritagliarmi qualche ora per visitare l'isola durante il giorno, lavorando poi magari fino a tarda sera. Ma ne è valsa la pena, per le bellezze naturali e per lo spettacolo multicolore dei fondali marini. La scarsità di auto rende gradevoli anche gli spostamenti a piedi in città. Sembra di essere nell'Italia meridionale di 30 anni fa.

Ripeteresti questa esperienza?

Sì. Anche per vedere i progressi che saranno stati fatti a distanza di mesi e per andare ad agire in maniera più mirata sulle carenze che ho messo a fuoco questa volta.

Che consigli daresti ai colleghi che verranno dopo di te?

Senz'altro devono abbandonare qualsiasi velleità specialistica ed essere pronti ad affrontare la professione di veterinario a tutto tondo come si faceva una volta, quando anche da noi la tecnologia e gli ausili diagnostici non erano quelli attuali.

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