L'insostenibile irrazionalità dell'attaccamento al latte

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21/11/2017

di Marina Berati

Vorrei soffermarmi su un particolare aspetto del sempreverde mito della "necessità" del consumo di latte e derivati: quello della logica, della razionalità.

Per stavolta, lasciamo da parte gli aspetti etici, nutrizionali, ecologisti e quant'altro, ma usiamo solo la logica e il buon senso.

Latte di mucca sì, di donna no?

Perfino in chi decide con convinzione di diventare vegan, scatta il patema d'animo: "Ma non sarà pericoloso per la salute non consumare latticini? Con che cosa devo sostituirli per non avere carenze?".

Per rispondere, non servono studi di nutrizione, basta una semplice riflessione: forse che ci poniamo il dubbio "Oddio, come faccio a non consumare latte materno? Non avrò carenze?". Certo che no, sarebbe ridicolo porsi questo problema da adulti (ma anche da bambini, dopo lo svezzamento), anzi, ci farebbe ribrezzo il pensiero di consumare latte di donna, o come minimo lo troveremmo assurdo.

Allora, se non abbiamo BISOGNO del latte della nostra stessa specie, perché mai dovremmo aver bisogno di quello di un'altra specie, per vivere in salute? Non è ancora più assurdo?

Scienza della nutrizione + razionalità

Sappiamo, dagli studi di nutrizione, che il latte animale non è necessario al nostro organismo e che anzi è dannoso; sappiamo che eliminarlo (ovviamente assieme a tutti i derivati, come burro, yogurt, formaggio, panna, ecc.) significa eliminare dalla nostra dieta una componente non necessaria, non utile, ma anzi promotrice di patologie.

Ma se anche tali studi non esistessero, ci basta la logica per capire che se non esiste la necessità del consumo di latte materno umano "da grandi", a maggior ragione non può esistere tale necessità per il latte di mucca (o capra o altro mammifero).

Non sto qui disquisendo su cosa sia "naturale" o cosa no, non è questo il punto, perché sappiamo che c'è ben poco di naturale nelle nostre vite. Sto solo mostrando che questa paura di eliminare i latticini è irrazionale e non serve altra dimostrazione che la logica.

Se ci interessano le condizioni pietose in cui mucche e vitelli sono tenuti e la loro uccisione cruenta in giovane età (6 mesi i vitelli, 5-6 anni in media le madri, dopo 3-4 parti); se ci importa che i vitelli vengano tolti alle madri appena nati, con grande dolore per entrambi, siano detenuti in piccoli spazi per 6 mesi e poi uccisi... Allora, questo ci aiuterà a superare l'irrazionale attaccamento al latte e potremo smettere di consumare latticini senza problemi.

Se invece non ci importa di questa ecatombe di animali, continueremo a consumare tali prodotti. Ma non possiamo sostenere che essi siano "necessari" per la nostra salute!

Pubblicità insidiosa

Perché, contro ogni logica, abbiamo in testa quest'idea del "latte necessario"? A causa della pubblicità. Sono decenni che la ricchissima industria lattiero-casearia ci martella con questo messaggio. Ormai non ce ne ricordiamo nemmeno più, ci sembra che si tratti di un fattore "culturale", di una saggezza popolare tramandata da une generazione all'altra.

Anche fosse, il più delle volte non si tratta di saggezza, ma di usanze e convinzioni infondate. Tuttavia, stavolta è mera pubblicità.

Facciamo vincere la razionalità e il buonsenso contro gli interessi dell'industria del latte. Mettiamo al bando credenze illogiche create ad arte.

La realtà della produzione di latte è sofferenza, violenza, uccisioni. Tutte cose di cui possiamo, dobbiamo, vogliamo fare a meno.

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