Condividi:
20/07/2008
Un nuovo studio conferma che il pesce non e' una fonte affidabile di omega3.
Le modificazioni dello stile alimentare verificatesi nel corso dell'ultimo secolo hanno avuto come conseguenza un marcato aumento dell'assunzione di acidi grassi saturi e acidi grassi polinsaturi della famiglia degli omega-6, con parallela riduzione delle assunzioni di acidi grassi omega-3. L'aumentato consumo di pesce è stato proposto negli ultimi anni come l'unico modo realistico di aumentare le assunzioni dietetiche di acidi grassi omega-3 protettivi, come il DHA e l'EPA, permettendo così di ristabilire un rapporto più bilanciato tra omega-6 e omega-3 nell'uomo.
Tuttavia, questa nuova ricerca pubblicata a luglio 2008 sulla rivista scientifica Journal of the American Dietetic Association, che ha cercato di analizzare il contenuto di acidi grassi nei pesci più diffusi sul mercato, conferma che non è proprio così.
I ricercatori infatti, che hanno analizzato pesci presenti sul mercato di varie zone degli USA, con particolare attenzione a quelli più comunemente consumati, hanno trovato che:
Nell'insieme, quindi, questa ricerca evidenzia come le pesanti modificazioni che si sono verificate nell'ultimo decennio nell'industria del pesce hanno fatto sì che i pesci più venduti siano anche quelli che presentano caratteristiche che in genere vengono considerate pro-infiammatorie e quindi dannose alla salute.
Paradossalmente, il pesce (o almeno alcuni pesci) sono stati trasformati in un cibo pericoloso per pazienti come i cardiopatici, quelli affetti da artrite, asma, o altre malattie autoimmunitarie, che sono particolarmente sensibili alle sostanze pro-infiammatorie (come quelle che derivano dall'acido arachidonico, un omega-6), in grado alimentare una anomala risposta infiammatoria che può danneggiare i vasi, il cuore, i polmoni e le articolazioni.
Commentano gli autori: "Conosciamo bene la classica massima di Ippocrate, il padre della Medicina: 'Primum non nocere', cioè 'per prima cosa, non fare danno'. Dovremmo quindi riflettere prima di dare a un paziente dei consigli dietetici per la salute. Ad esempio, i cardiologi raccomandano ai loro pazienti di mangiare più pesce, ma se i pazienti sono poveri, mangiano pesci che costano poco, come la tilapia. E questa è una situazione pericolosa, che può provocare un danno ancora maggiore."
Le fonti vegetali di omega-3 come le noci e l'olio di lino sono molto più valide sia perché contengono concentrazioni di questi grassi protettivi molto maggiori rispetto al pesce, ma soprattutto perché sono esenti da tutti gli inquinanti presenti nel pesce, primi tra tutti il mercurio, la diossina e il PCB.
Fonte:
Weaver KL, Ivester P, Chilton JA, Wilson MD, Pandey P, Chilton FH., The content of favorable and unfavorable polyunsaturated fatty
acids found in commonly eaten fish. J Am Diet Assoc. 2008
Jul;108(7):1178-85.
Hai un sito o un blog? Se vuoi in pochi secondi puoi avere un box con le ultime notizie di AgireOra aggiornate in tempo reale per i tuoi visitatori. Leggi come inserire il Box Notizie sul tuo sito!
Iscriviti alla Mailing list
Iscrivendoti accetti l'informativa sulla privacy.
"Papà, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.