Coronavirus: colpa degli allevamenti intensivi? No, di TUTTI gli allevamenti.

29/04/2020

di Marina Berati

Ormai sono molti gli articoli, le interviste, i servizi in TV che parlano del legame causa-effetto tra allevamenti e diffusione di coronavirus negli esseri umani. Questo legame è stato dimostrato dalle tante epidemie degli ultimi anni (anche se quella in atto in questo periodo deriva invece dalla caccia e macellazione di animali selvatici nei mercati cinesi).

Ma c'è un aspetto che ancora non viene ben compreso: il problema non riguarda gli allevamenti intensivi, ma tutti gli allevamenti. Non c'è alcuna differenza.

Ho letto diversi articoli di persone che si scagliano con veemenza contro gli allevamenti intensivi, mettendo in luce quanto siano pericolosi e distruttivi, ma che nulla dicono sulla necessità di dare un taglio ai consumi di carne; altri addirittura predicano il ritorno ai buoni, vecchi "allevamenti familiari"... È demoralizzante, questa miopia.

Non è ragionevole pensare che la situazione cambi, se i consumi di carne, pesce, latticini e uova rimangono gli stessi. Se i consumi rimangono uguali, anche il numero di animali allevati in totale rimane uguale: senza allevamenti intensivi gli animali sarebbero semplicemente sparsi su tutto il pianeta in allevamenti più piccoli, certo, ma anche molto più numerosi.

Tanti piccoli allevamenti non consumano meno risorse di pochi grandi allevamenti. Anzi, sicuramente consumano molto più territorio, quindi la distruzione dell'ambiente naturale sarebbe maggiore e di conseguenza lo sarebbe anche il pericolo di contagio dai virus di animali selvatici.

Già adesso non c'è più spazio per gli allevamenti e si arriva a disboscare la foresta tropicale... dove mai si potrebbe trovare ulteriore spazio per una miriade di piccoli allevamenti? Bisognerebbe disboscare ancora di più, ci sarebbe un distruzione degli habitat ancora maggiore, non certo minore.

La questione non è solo quella dello spazio per allevare gli animali: il problema maggiore è lo spazio in cui coltivare i loro mangimi. Ma se il numero di animali rimane lo stesso, anche la quantità di mangimi rimane la stessa.

Gli animali degli allevamenti intensivi non mangiano certo più degli altri, quindi tutto il territorio e tutte le risorse attualmente consumate per i mangimi rimarrebbero uguali. Nessun miglioramento scaturirebbe da questa ipotetica - e irrealistica - trasformazione.

È la quantità di prodotti animali consumata il problema, non il tipo di allevamento

Solo se la quantità di animali allevati diminuisce, iniziano a diminuire i danni, la distruzione e i pericoli di contagio.

E allora diciamolo, alle persone, che il problema sono i consumi, non gli allevamenti intensivi cattivi contro i piccoli allevamenti buoni. Nessun allevamento è buono, sono tutti cattivi allo stesso modo.

Diciamolo chiaramente a tutti: "Se mangi 10 volte meno carne (e pesce, e latticini e uova), allora diminuisci i problemi, altrimenti resterà tutto uguale. Dipende da te."

Diminuire di 10 volte è un aiuto, può essere un primo passo per contrastare il problema della distruzione dell'ambiente naturale.

Ma non dimentichiamo che per ottenere un kg di carne da un animale è necessario nutrire quell'animale con 15 kg di vegetali, in media. Che vanno coltivati appositamente. In altre parole: con lo steso terreno e risorse si può dar da mangiare a una sola persona, se questa si nutre di prodotti animali, oppure a 15 persone che usano solo ingredienti vegetali.

Assieme allo spreco di cibo c'è anche quello di altre risorse: produrre cibi animali consuma 10 volte tanta acqua rispetto ai vegetali, 11 volte più energia, e causa un'emissione di gas serra 8 volte maggiore.

Insomma, lo spreco di risorse per la produzione di carne è sempre enorme e assurdo, anche mangiandone molta di meno. La soluzione razionale è usare direttamente i vegetali per nutrirci: ci guadagna l'ambiente, ci guadagna la nostra salute, ci guadagna tutta la società.

E ci guadagna la nostra coscienza, non più gravata dal peso delle sofferenze estreme che ogni giorno sono inflitte agli animali dall'allevamento (anche in quelli più piccoli, sì).

Quelle sofferenze, quelle morti, siamo disposti a infliggerle con le nostre mani ai nostri cani e gatti di casa? Se la risposta è no, vuol dire che le riteniamo sbagliate. E allora non infliggiamole ad altri animali - pagando altre persone per farlo. Facciamo una scelta di giustizia. Vera.

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