Le piante soffrono? Pensiamo invece agli animali che torturiamo ogni giorno.

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29/06/2018

E' ricorrente sentirsi dire che "anche le piante provano dolore", anche se di solito questa osservazione viene fatta solo per giustificare la perpetuazione di un dolore reale e tremendo, quello inflitto agli animali per mano umana: non c'è mai un reale interesse a non "far del male" alle piante.

La risposta della scienza

Volendo rispondere seriamente alla provocazione, possiamo semplicemente dire che, no, le piante non provano dolore, non hanno un sistema nervoso centrale né un cervello, quindi non possono "provare" nulla.

Certamente possono rispondere agli stimoli, ma questo non significa provare dolore. Per esempio, se un afide attacca una foglia, questo genera un impulso elettrico da una foglia all'altra.

Ma le piante non dispongono di nocicettori, il tipo di recettori che permettono di rispondere al dolore. E non hanno il cervello, quindi non dispongono dei meccanismi necessari per tradurre questi stimoli in una vera sensazione. Ecco perché le piante non possono sentire dolore.

Ma se si vuole ignorare la scienza e credere davvero che le piante sentano dolore, occorre tener conto che mangiare carne o altri prodotti animali comporta un consumo di piante molto maggiore: per ogni kg di carne, l'animale deve mangiare 15 kg di vegetali, in media. Perciò, si "uccidono" molte più piante consumando cibi animali piuttosto che nutrendosi direttamente di vegetali.

Pensiamo agli animali: loro sì soffrono

(Foto di Jo Anne McArthur, We Animals - http://www.weanimals.org/)

Al di là di quello che possono provare le piante, tuttavia, sappiamo di per certo che gli animali provano dolore esattamente come noi - siamo anche noi animali - e che questo vale per ogni specie, inclusi di pesci. Non siamo più ai tempi di Cartesio, non crediamo più che gli animali siano dei meccanismi non senzienti, come non crediamo più che la Terra sia piatta.

E questi animali noi umani li torturiamo, ogni giorno, a miliardi. Vitelli strappati alle madri appena nati, tenuti confinati e poi portati al macello per essere sgozzati a 6 mesi, mentre si dibattono appesi a un gancio. Polli fatti crescere a dismisura e semi-paralizzati, quelli che non ce la fanno lasciati morire come scarto, chi sopravvive decapitato al macello. Scrofe imprigionate senza potersi muovere, senza poter curare i propri piccoli, che finiscono spesso schiacciati sotto di loro, maialini malati lasciati morire, gettati in mezzo ai cadaveri di quelli già morti.

Pulcini tritati vivi, galline intrappolate in gabbia o a languire in capannoni, finché pure per loro arriva il momento di essere sgozzate. E molto molto altro. Molte altre brutture, molte altre morti e sofferenze inimmaginabili. Un inferno quotidiano per miliardi di animali che non possono mai vedere la luce del giorno, respirare aria pulita, VIVERE, non hanno nemmeno 5 minuti di pace e felicità nella loro vita.

Fermiamo la violenza: attiviamo l'empatia

Questa violenza la possiamo fermare, subito, o almeno possiamo fermare quella parte che avviene per causa nostra, quella che paghiamo coi nostri soldi affinché sia compiuta. Possiamo smettere di consumare carne, pesce, latte, formaggi, uova, miele, ogni prodotto che deriva dagli animali, perché per tutti questi prodotti gli animali soffrono in modo tremendo e sono uccisi nel terrore.

Far continuare tutta questa sofferenza solo per non cambiare abitudini a tavola, solo perché ci piace mangiare una cosa e non vogliamo mangiarne un'altra, magari pure più buona, che non ammazza nessuno... non è un'opzione, non è accettabile. Non è "umano". Se vogliamo essere davvero umani, smettiamo con questa strage quotidiana.

Basta un po' di empatia, mettersi nei panni di queste povere creature che soffrono senza possibilità di appello, senza nessuno che le aiuti. Oppure pensare ai nostri animali di casa, pensarli trattati in questo modo... ci sarebbe da impazzire dal dolore.

Gli altri animali non sono diversi. Eppure noi esseri umani li uccidiamo senza rimorsi, ci inventiamo ogni sorta di tortura perché vogliamo usarli come merce.

Ma ogni singola persona può smettere di essere parte di questa violenza. Può salvarli. Basta deciderlo.

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