Il fiume di soldi che regaliamo agli allevatori

08/03/2019

Poche settimane fa, il 14 febbraio, il Parlamento Europeo ha votato sul tema PAC (Politica Agricola Europea), il famigerato sistema che finanzia gli allevatori coi soldi pubblici. In teoria la PAC non dovrebbe finanziare solo gli allevatori, ma l'agricoltura in generale. Di fatto, però, ne beneficiano quasi solo gli allevatori: da un recentissimo dossier di Greenpeace, emerge che circa il 70-80% circa dei fondi sono destinati all'allevamento, vale a dire una cifra variabile tra i 28,5 e i 32,6 miliardi di euro annui e che rappresenta il 18-20% del budget totale dell'UE.

Secondo un comunicato, sempre di Greenpeace, col voto del 14 febbraio l'UE avrebbe deciso di "limitare i finanziamenti alle aziende zootecniche che superano una determinata densità negli allevamenti" e di "fissare obiettivi chiari per ridurre la densità complessiva".

A differenza di Greenpeace, noi non la consideriamo una bella notizia: che gli allevamenti siano grandi o piccoli non fa differenza. Un numero maggiore di allevamenti piccoli o uno minore di allevamenti grandi, è la stessa cosa per gli animali, se il numero di individui allevati e uccisi rimane il medesimo. Anche per quanto riguarda il mero impatto ambientale, non cambia nulla: lo spreco di risorse e l'emissione di inquinanti dipende dal numero di animali usati, e anzi, gli allevamenti estensivi hanno un impatto ancora maggiore, perché consumano una maggior estensione di territorio e di risorse.

Se i consumi rimangono gli stessi, dunque, sia per gli animali che per l'ambiente non cambia alcunché.

Il sopracitato dossier conferma, con dati recenti, che la maggior parte del territorio europeo è dedicato non alla coltivazione di vegetali per il consumo umano, ma all'allevamento: oltre il 70% del terreno agricolo dell'UE (coltivazioni, pascoli, ecc.) è destinata all'alimentazione degli animali. Questo comporta un enorme spreco e impatto sull'ambiente, visto che, conferma sempre il dossier, solo il 10-30% del mangime consumato dagli animali viene convertito in cibo per l'alimentazione umana (un "cibo" che ovviamente noi non consideriamo tale, essendo costituito dai corpi degli animali uccisi).

E questo disastroso stato di cose viene sostenuto con fior di quattrini - tutto denaro pubblico - dalla PAC. E così continuerà ad essere, perché le dichiarazioni di principio della Commissione Ambiente lasciano il tempo che trovano e sono una contraddizione in termini: "bloccare i sussidi ai grandi allevamenti intensivi che non rispettano i principi di base del benessere animale" non ha significato. Nessun allevamento rispetta il benessere animale, grande o piccolo che sia. Se tale promessa fosse davvero rispettata, non un euro dovrebbe andare agli allevatori.

Ovviamente così non sarà, quindi tutto continuerà come al solito. L'unico modo utile ed efficace per far cambiare davvero le cose è agire sulle singole persone, far capire loro quanto sia sbagliato e dannoso il consumo di carne, pesce, latticini e uova. Solo con la diminuzione del numero di animali allevati si potrà fare la differenza.

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Fonte

La fonte dei dati è il dossier di Greenpeace Soldi pubblici "in pasto" agli allevamenti intensivi. Le conclusioni che loro propongono ci trovano in totale disaccordo, perché, come già detto, il tipo di allevamento non è il problema, lo è la quantità di animali allevati in totale. Tuttavia, esso riporta molti dati aggiornati e utili sui sussidi dati agli allevatori, sulla produzione di carne (che purtroppo è in aumento in ogni settore, solo quella bovina è stata in calo per diversi anni), ecc.

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