Continuano le stragi di bufalini

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14/03/2015

Per la produzione di mozzarella di bufala, sono centinaia di migliaia i bufali uccisi ogni anno.

E' stato pubblicato il 12 marzo sul quotidiano La Città di Salerno un dettagliato servizio sulla strage dei bufalini maschi, "scarti di produzione" dell'industria della mozzarella di bufala.

Non è un problema nuovo, certo, esiste da quando esiste la mozzarella di bufala, ma non se ne parla mai abbastanza.

L'articolo, intitolato Strage di bufali nella Piana di Paestum, centinaia di vitellini uccisi per l’affaire latte spiega che i bufalini "appena nati vengono strappati alla madre e annegati nei fiumi o lasciati morire senza cibo da allevatori senza scrupoli. La loro unica colpa: inutili perché sono maschi. Mantenerli in vita costa troppo: finiscono al macello e diventano cibo per cani e gatti."

La particolarità della sofferenza dei bufalini, rispetto ai vitelli figli delle mucche da latte, è che i metodi di uccisione sono ancora peggiori: lasciati morire d'inedia subito dopo la nascita, abbandonati su una spiaggia, in un fosso, un campo o sul bordo di una strada; annegati in un fiume; impiccati a un albero; sotterrati vivi; soffocati facendo loro ingoiare paglia; gettati nella fossa del letame ancora vivi.

Sembrano torture da film dell'orrore, ma è la realtà quotidiana degli allevamenti di bufale "da latte": certo, perché le bufale, così come le mucche, e così come ogni mammifero, donne incluse, non producono latte "automaticamente" al raggiungimento dell'età adulta, ma lo producono soltanto dopo il parto, per nutrire il proprio cucciolo. Perché per questo è fatto il latte: per nutrire i cuccioli di una data specie, non perché lo bevano gli adulti della specie umana.

Affinché la produzione di latte continui, la femmina di mammifero deve partorire ogni anno: gran parte di questi cuccioli, sottoprodotti dunque dell'industria del latte, sono maschi (il 70% nel caso dei bufali) e non saranno utili per diventare a loro volta "bufale da latte". Lo stesso accade per molte femmine: solo una parte andrà a sostituire in futuro la propria madre. Così questi bufalini, come i vitelli, i capretti e ogni altro cucciolo "di scarto" dell'industria del latte, vengono uccisi (come lo saranno le madri stesse dopo pochi anni di questo sfruttamento).

Nel caso dei bufali, gli allevatori, non essendo riusciti a creare un mercato per la carne di bufalo, come invece sono riusciti per la "carne bianca" (perché senza ferro) di vitello, non intendono rinunciare a quei pochi euro di guadagno che perderebbero lasciando il bufalotto succhiare per dieci giorni il latte della mamma prima di essere macellato legalmente. E dunque mettono in atto le uccisioni da incubo prima descritte, senza alcuno scrupolo di coscienza. Del resto, stiamo parlando di allevatori, cioè persone che guadagnano dallo sfruttamento e uccisione di esseri senzienti. Non c'è di che stupirsi.

Tali pratiche rimangono comunque illegali, e che continuino sotto il naso delle ASL e delle forze dell'ordine, questa sì è cosa di cui stupirsi. Non è un segreto quel che succede, è ben noto, ma questa pratica continua.

Con 83.500 bufale "da latte" nella sola provincia di Salerno (come riportato dal quotidiano), si parla dunque di quasi 60.000 bufalini che ogni anno vengono al mondo per essere "eliminati".

Nell'articolo de La Città di Salerno viene riportata la dichiarazione del presidente di Legambiente Campania, che afferma di non sapere proprio come potrebbe essere risolto il problema, perché non c'è mercato per la carne di bufalo. Perché, se invece ci fosse, il problema sarebbe risolto? Si eviterebbero le barbare uccisioni dei cuccioli appena nati, certo, ma non si eviterebbero le uccisioni successive al macello, né la sofferenza delle madri e dei piccoli che vengono separati, né la macellazione delle madri dopo qualche anno di una vita indegna di questo nome, proprio come succede per vitelli e mucche.

"Bisognerebbe rinunciare alla produzione di latte e, quindi, alla mozzarella", afferma infine, come a indicare qualcosa di impossibile, assurdo. E invece è proprio questo che bisogna fare, evitare la produzione di latte e latticini, ma non solo di bufala, anche di mucca, di capra e di ogni altro animale.

Perché tutte queste produzioni significano sofferenza, fisica e psicologica, di un numero enorme di animali, e l'uccisione finale in macello per tutti, nessuno escluso, maschi e femmine.

Sicuramente per chi consuma carne tale violenza è accettabile o, nella migliore delle ipotesi, da cercare di ignorare, non pensarci, pur di avere nel piatto pezzi di animali morti ammazzati (perché la "carne" e "il pesce", questo sono, di fatto).

Ma per chi ha invece scelto di diventare vegetariano - in senso di latto-ovo-vegetariano - allo scopo di non uccidere... è necessario affrontare una volta per tutte la questione: TUTTI i prodotti di origine animale uccidono animali, non solo la carne o il pesce. Tutti gli animali allevati soffrono, tutti vengono uccisi al macello, non possiamo essere così ingenui da immaginare che le mucche o le bufale siano mantenute "a sbafo" per altri 20 anni dopo che hanno smesso di essere abbastanza produttive. Né possiamo immaginare che tutti i "maschi improduttivi" che nascono siano tenuti in vita da qualche parte per decenni! Non ci sarebbe nemmeno lo spazio fisico, oltre che le risorse.

Lo stesso vale per le galline e i pulcini per la produzione di uova.

L'unico modo per evitare davvero di uccidere tutti gli animali è escludere tutti questi prodotti e quindi diventare vegan.

Non esistono altre vie.

Per saperne di più:

- leggi la Lettera aperta ai vegetariani

- leggi l'e-book gratuito "Perché vegan": scaricalo

- visita il sito VegFacile.info

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