Nuovo studio scientifico conferma che una dieta 100% vegetale è il modo più potente per ridurre il nostro impatto sul pianeta

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14/06/2018

E' stato da pochi giorni pubblicato sulla rivista scientifica Science un grosso studio sul tema dell'impatto ambientale delle produzioni alimentari, durato diversi anni e giudicato il più completo da vari esperti del settore.

Ha preso in considerazione 570 studi pubblicati, 38700 aziende in 119 paesi e 40 prodotti alimentari che rappresentano il 90% delle fonti di calorie e proteine nel mondo.

Lo studio ha considerato le diverse fonti di impatto ambientale: uso dei terreni, dell'acqua (pesato sulla scarsità d'acqua locale), emissioni di gas serra, di sostanze acidificanti ed eutrofizzanti.

I numeri

Il risultato conferma in pieno la già nota pericolosità per l'ambiente del consumo di prodotti animali di ogni genere: carne, pesce, latte e latticini, uova. Alcuni numeri ricavati dal nuovo studio fanno ben comprendere come l'impatto dei prodotti animali sia notevolmente più elevato di quelli vegetali: la produzione di carne, pesce uova e latticini utilizza l'83% dei terreni dedicati alla produzione di alimenti e contribuisce per circa il 57% alle emissioni di vari inquinanti (sempre nel settore delle produzioni alimentari), pur costituendo solo il 18% delle calorie globali della dieta.

I prodotti animali consumano l'83% del terreno destinato alla produzione alimentare, ma danno solo il 18% delle calorie totali.


Questo significa che, a parità di calorie, il consumo di terreni per la produzione di cibo animale è 22.3 volte maggiore di quello necessario per la produzione di vegetali. Come dire: se da una certa estensione di terreno usata per l'allevamento si ricavano 100 calorie, usando invece quello stesso terreno per coltivare vegetali per il consumo diretto umano, il nutrimento ricavato per le persone è più di 22 volte tanto, 2230 calorie. Il che vuol dire che possiamo nutrire un numero di persone molto maggiore.

Con lo stesso terreno possiamo fornire le stesse calorie a 22 persone, se coltivato a vegetali, a 1 persona se utilizzato per l'allevamento.


Sempre a parità di calorie, le emissioni di inquinanti per i cibi animali sono pari a 6 volte tanto quelle causate dai cibi vegetali, il che significa che sostituendo i cibi animali con quelli vegetali si risparmierebbe l'83% di emissioni inquinanti, una proporzione enorme.

A parità di calorie, la produzione di vegetali causa 1/6 di emissioni di inquinanti rispetto alla produzione di carne, pesce, latticini e uova.


Passando, a livello mondiale, dall'attuale dieta onnivora a una 100% vegetale si dimezzerebbero le emissioni di gas serra, quelle di sostanze acidificanti e di sostanze eutrofizzanti e i terreni necessari sarebbero 1/4 rispetto ad oggi - vale a dire che si "risparmierebbe" un'area pari a Unione Europea, Stati Uniti, Cina e Australia messe assieme.

Questo a livello globale, in un mondo dove ancora la maggior parte delle persone non ha alti consumi di carne come nei paesi occidentali. Ma negli USA, in Europa e in altre aree in cui il consumo di carne è il triplo della media mondiale, il passaggio a una dieta 100% vegetale farebbe risparmiare ancora di più: le emissioni di inquinanti non diminuirebbero del 50%, ma del 61%-73% (a seconda dei vari tipi di emissioni).

I commenti dell'autore

Il dott. Poore, autore principale dello studio, ricercatore della Oxford University, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano inglese Guardian: "Una dieta vegan è probabilmente la singola azione più efficace per ridurre il proprio impatto sul pianeta, non solo per l'emissione di gas serra, ma anche per contrastare l'acidificazione, l'eutrofizzazione, l'utilizzo di terreni e di acqua. Si ottiene molto di più cambiando dieta che non diminuendo il numero di viaggi in aereo o comprando un'auto elettrica".

Ed ha aggiunto, a scanso di equivoci e per zittire chi sostiene la tesi assurda della "carne sostenibile", che evitare il consumo di prodotti animali consente di ottenere benefici per l'ambiente molto più elevati del cercare di acquistare carne, latticini e altri prodotti animali "sostenibili".

Il dott. Poore all'inizio del suo studio era ancora onnivoro, ma ha smesso di consumare prodotti animali negli ultimi 4 anni dello studio, dopo aver visto i primi risultati. Ha dichiarato al Guardian: "Questi impatti non sono necessari per sostenere il nostro attuale stile di vita. La domande è: 'Di quanto possiamo ridurli?' e la risposta è 'Moltissimo'".

I motivi dell'impatto

Nell'articolo, gli autori confermano quanto già noto dagli studi degli ultimi decenni, riguardo ai motivi per cui la produzione di cibi animali abbia un impatto ambientale tanto maggiore di quella di cibi vegetali per il consumo umano diretto. Tali motivi sono essenzialmente 3:

  1. Indice di conversione
    La conversione da mangime vegetale dato agli animali e "cibo animale" (vale a dire i corpi degli animali uccisi) è sempre inefficiente, nel senso che per ottenere un kg di carne servono vari kg di mangime (appositamente coltivato, oppure serve un'ampia estensione di terreno per il pascolo)

  2. Deforestazione
    La deforestazione attuata per le produzione agricole è dovuta in gran parte alla necessità di coltivare i mangimi per gli animali o creare pascoli (e ricordiamo che le aree così deforestate durano pochi anni, poi si desertificano e sono necessarie altre deforestazioni).

  3. Deiezioni degli animali dall'allevamento
    Ulteriori emissioni di inquinanti, che causano effetto serra, acidificazione, eutrofizzazione, derivano dalle deiezioni degli animali, sia terrestri che acquatici (allevamento di pesci) e dal processo digestivo dei bovini che causa emissioni di metano e altri gas.

Nessuna di queste cause di impatto può essere rimossa, sono tutte intrinseche all'allevamento di animali, di qualunque genere esso sia: ciò significa che non si possono mitigare con tecniche agricole diverse, se non in minima parte, e che cercare degli allevamenti "sostenibili" non ha senso.

I commenti e le soluzioni

La soluzione suggerita dall'autore è già evidente dalle sue dichiarazioni sopra riportate: scegliere di passare a una dieta 100% vegetale. Per aiutare nella transizione verso questo obiettivo ottimale, gli autori suggeriscono che potrebbe essere un buon inizio quello di apporre etichette sui prodotti alimentari che riportino il loro impatto ambientale, in modo che i consumatori possano scegliere con cognizione di causa.

Ma il dott. Poore aggiunge che saranno necessari anche sussidi statali dati alle produzioni alimentari sostenibili e salutari (ora vengono assegnati soprattutto agli allevamenti, invece) e l'introduzione di tasse sulla carne e gli altri prodotti animali.

Infine, il professor Tim Benton, dell'University di Leeds, Regno Unito, ha aggiunto, in una dichiarazione al Guardian, che un tale cambio di dieta sarebbe molto positivo anche per la salute e che uno spostamento dei consumi dai cibi animali a quelli vegetali "ha il potenziale di rendere più sani sia noi che il pianeta".

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Fonti:

J. Poore, T. Nemecek, Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers, Science, 1 giugno 2018 (Vol. 360, Issue 6392, pp. 987-992, DOI: 10.1126/science.aaq0216)

The Guardian, Avoiding meat and dairy is ‘single biggest way’ to reduce your impact on Earth, 31 maggio 2018.

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